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Io, Michele

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Permettetemi di presentarmi, il mio nome è Michele e sono uno scultore.

Sono nato a Marigliano (Na) il 13 novembre del 1947. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, studio scultura all’Accademia Belle Arti di Napoli avendo come maestri, Greco, Perez, Mastroianni e Mazzacurati. Dal ’69 inizio ad insegnare istruzioni didattiche al Liceo Artistico di Salerno e, dopo qualche anno, mi stabilisco ad Eboli dove, con altri artisti, coordino il centro d’arte Centrart. In questa città, nel febbraio del ’76, viene allestita la mia prima personale con sculture in cemento grezzo e disegni degli anni ’72/’75. Nel ’77 ritorno a Marigliano; dove ho modo di contattare l’ambiente artistico napoletano e di iniziare un periodo di formazione fondamentale per la mia attività plastica: decisive sono state la cultura napoletana e l’opera di Augusto Perez. Dopo gli studi all’Accademia ero affascinato dalla sensibilità manuale dell’argilla, dalla sua duttilità, dagli effetti plastici che offre: le sue cavità, le sue sporgenze, le contrapposizioni di piani; ma soprattutto ero colpito dalla superficie di questa materia, che poteva essere impressionata in vari modi. Alla presentazione della mostra a Torrecuso (Bn) nel ’91, discorrendo con Elio Galasso, gli facevo notare che mi sentivo più un plasticatore, un creatore di forme, anziché uno scultore in senso classico: la mia ricerca andava sempre più verso un assemblage di materiali, in cui ogni elemento dà un apporto espressivo-formale oltre che plastico.

Evoluzioni

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Dal ’79 sperimento il colore nella scultura, mescolandolo nell’impasto cemento-sabbia, prima in modo casuale, poi sempre più “pensato”. Visitando la Biennale a Venezia nell’80 notavo come la ricerca plastica si esprimeva, prevalentemente, attraverso il colore, è questo sortiva in me un senso di gratificazione, di conferma del mio lavoro. Fonte di ispirazione erano le pietre colorate, gli anfratti, le sporgenze, i segni della natura un combinato che riproponevo nelle mie opere. Sono di questi anni le opere esposte alla galleria San Carlo di Napoli dal titolo Sguardo obliquo: essa dà l’esatta testimonianza dello sguardo veloce ma pregnante sulla storia della scultura; che crea su di essa una superficie aspra e rugosa richimando il fascino della scultura del ‘900. Alla fine degli anni ’70 collaboro alla rivista Hyria ideando copertine e illustrazioni e partecipo ad iniziative di Mail-Art in Italia e all’estero. Nell’83 la mia ricerca subisce una profonda svolta tecnica e creativa: l’argilla, che mi serviva per modellare la prima idea di plastica, viene sostituita con un impasto cementizio e di colori realizzati su una struttura portante. L’opera diviene sempre più una scultura di idee e di riflessioni che hanno origine dalla natura. Nascono lavori di grandi dimensioni, spesso montati su pannelli e con ramificazioni che toccano terra. Il fuoco della terra, titolo di questo gruppo di lavori, esprime il senso di questa ricerca: come il magma che si muove e si solidifica, così l’opera, generata da una struttura-idea, si modella e, alla fine, si rapprende. I titoli delle opere richiamano l’ambiente: Il grande fiore; L’albero e la terra; Colonna; Dal cuore della terra, Scultura scivola.

I lavori sono stati esposti nel 1985 in due personali a Cava de’ Tirreni e a Napoli. Di li a poco la mia ricerca si amplia: la scultura non si colloca più in uno spazio preciso, si libera in un dialogo con più superfici. Riacquista una nuova tridimensionalità anche con l’apporto innovativo di materiali come legno e ferro che, all’inizio, sono appendici ai lavori in cemento colorato ma, in seguito, diveranno strutture portanti. Capitava di iniziare le sculture con forme architettoniche o decorative e mi lasciavo trascinare da una manualità che era frutto di esperienze precedenti. Mi interessava la rappresentazione dello spazio architettonico definito; il grafismo e la frantumazione dei piani mi servivano a rendere la materia più leggera, accattivante, attenuando così le caratteristiche stesse del materiale che assume un peso specifico diverso. Nel dialogo tra pittura e scultura, non può mancare una rappresentazione di quest’ultima in cornice. Ne è nata una personale nel ’94 ed un catalogo con il titolo Ritratto di scultura in cornice. Tali opere hanno come denominatore comune la cornice-struttura; in esse si evidenzia una plastica che rappresenta alcuni generi tipici della pittura: il ritratto, la natura morta, il paesaggio. In questi ultimi anni si rafforza l’organizzazione della scultura che si basa su strutture in legno e su interventi grafico-disegnativi in ferro. Subentra un aspetto ludico e ironico nella ricerca. In chiave ironica viene affrontato il tema del monumento. L’aspetto ludico, invece, si esprime soprattutto nella rappresentazione dell’aquilone che, leggero e colorato, diviene un liet motiv nelle sculture degli ultimi anni. Le opere sono state esposte raccolte nel catalogo Terre campane. Per completare il compendio va menzionata anche la mia attività di operatore visivo con il gruppo Mutandis. Proponiamo mostre e performance, lavoriamo su temi di ampia portata e ci confrontiamo sugli aspetti mutanti e innovativi dell’opera d’arte.

I primi anni del nuovo millennio sono stati di intenso lavoro creativo con diverse partecipazioni a collettive: ai monumenti si affiancano piccole sculture, le edicole, tipiche delle strade napoletane. Nel 2005 partecipo alla collezione della Generazione anni Quaranta del museo Bargellini di Pieve di Cento (BO). In questa occasione dono due lavori importanti degli anni ’80 e ’90 ed opere grafiche di piccolo formato alla collezione Zavattini dello stesso museo.

Dal Duemila, lavoro a sculture più complesse formate da un insieme di elementi che, assemblati, creano vere e proprie installazioni. Saranno esposte ad Agropoli in una bi-personale ed in altre mostre collettive: Katambra nel 2008, Phren e Materie Cre-Attive nel 2016, La Memoria del Tempo nel 2017. A dicembre del 2017 viene allestita una mia personale al centro polifunzionale di Marigliano dal titolo Confini. In essa espongo soprattutto l’attività grafico-pittorica, il cui tema prevalente è quello dell’emigrazione. Il titolo della mostra, Confini, non allude al solo significato geografico ma anche all’attraversamento tra disegno, pittura e scultura che ho sempre cercato di varcare e di sfidare. In questi anni sono spesso impegnato nelle collettive di Spazio Vitale ad Aversa, luogo espositivo di cui sono tra i fondatori. Ancora due mostri mentre prende corpo questa pubblicazione, che raccoglie gran parte del mio lavoro. Ultima in ordine di tempo una recente mostra bi-personale Tracce e materie presso la galleria Arte Fuori Centro a Roma.

Le opere

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